non vale niente. !
FORSE NON SA NEMMENO CAGARE.
non vale niente. !
FORSE NON SA NEMMENO CAGARE.
IL COMUNISMO HA TRADITO I VALORI DEL POPOLO ITALIANO!
Smettila di esaltare la Merda !
A casa a casa, siamo sventurati.
Il vuoto ci attende innanzi e la morte.
Meglio il carcere, ai ferri incatenati.
Non v’è gloria che non valga la morte,
pavidi nocchieri della mia flotta.
Non prevarrà, giuro, la malasorte.
A casa. Lasciamo l’impari lotta
Fuggiamo lesti dall’ignoto mare.
Ormai è la fine. Siamo una frotta
cui non è dato mai più di pugnare.
Addio mogli, addio figli. E’ già il trapasso.
Sia maledetto l’impulso a esplorare.
Dubbioso non mi vedrete né lasso.
Nuove terre ci aspettano opulente
e onori e favori divini. Il passo
non ritrarrò né svilirò la mente.
Amor di sapere esige il cimento
pur contro ragione e animo dolente.
Da voi, marinai per vostro ardimento,
spirito aperto pretendo e obbedienza
e virile potenza e accanimento
avverso ostacoli cui accoglienza
ad ogni prezzo sarà rifiutata,
chè respinge l’eroe ogni indulgenza.
Isabella saprà, regina amata
delle fatiche dei suoi marinai.
Dalla mia voce che l’ha supplicata
il conto avrà d’indicibili guai,
d’arcane paure e dello sgomento
d’intrepidi uomini. Ma sia mai
ch’io, ligure, viva lo scoramento,
che le terga io volga alla storia e al mondo,
che abiuri al mio credo, ad un giuramento.
Prometto a ciascuno un tempo fecondo,
lodi e fama e rispetto dei potenti.
A me la prova di un mondo rotondo,
disconosciuto da ottusi sapienti.
Dall’albero maestro un grido imperioso
spezza il sibilo assordante dei venti.
Terra a dritta, terra, sì, oltre il maroso.
Le Indie alfine, Dìo sia benedetto
e con Lui l’ammiraglio coraggioso.
La madre terra dunque non ha tetto
e l’oriente si unisce all’occidente.
Il polacco l’aveva pur predetto!
Al lavoro ora, ciurma diffidente.
Si dia lustro a ciascuna caravella
e rotta si muova pel continente.
S’intuiva da lungi ch’era bella
la nuova terra da tempo agognata.
e degna della prodiga Isabella.
Da acque turchine emergeva incantata,
soffusa di sole e orlata di sabbia
dall’uomo moderno giammai violata.
Accostando, a mano a mano la rabbia,
truce impulso nell’uomo travagliato,
la stizza stemperava in quella sabbia,
che ognuno avrebbe tra poco baciato.
Giù l’ancora, comanda l’ammiraglio.
Le scialuppe a mare e sbarco ordinato.
Ognuno rechi adeguato bagaglio,
di cibo fornito e d’acqua e di spada,
potendo il luogo ospitare un serraglio
o incivile selvatica contrada.
La scialuppa solca con deferenza
l’intatto liquido fattosi strada.
Si desta negli uomini la coscienza
d’aver compiuto un’impresa sovrana.
Sovvien loro l’amor di conoscenza
predicato con forza sovrumana
dal nobile e saldo lor condottiero,
dall’Italia spinto alla terra ispana.
La barca si posa sull’arenile
dove l’acqua con la rena si fonde.
Il luogo deserto non pare ostile,
pur ombreggiato da intricate fronde
dai venti costrette intorno a corona
e volte a inchino all’azzurro dell’onde.
Affascinato l’occhio s’abbandona
al rapimento del nuovo ideale.
E l’anima offesa or quieta perdona
l’inenarrabile rischio mortale.
Uomini di Spagna, bando all’incanto.
Ridestatevi alla vita reale.
Qui sarà la sconfitta oppure il vanto
che alla patria varrà oltraggio o gloria,
orgoglio di popolo o muto pianto.
Di noi un giorno narrerà la storia
e ne verranno acerrime contese.
Ma la memoria, o prodi, la memoria
perenne resterà d’eroiche imprese.
Scuote l’arringa il vecchio mondo dove
l’ultime stelle già si erano accese.
NON ACCETTA DI ESSERE POLITICAMENTE FALLITO
FA PROPRIO PENA!!!